Avventure delle ragazza cattiva di Mario Vargas Llosa



I protagonisti di questo romanzo sono due peruviani che vivono in molti luoghi, ma dei quali , nonostante abbiano preso la cittadinanza, non si sentono veramente appartenere. 

Entrambi non hanno avuto un vero legame familiare. 
Ricardo è stato accudito dalla zia prima e dallo zio poi, dopo la morte della zia, mentre la Niña mala ha sempre rinunciato di accettare la sua famiglia per via delle umili condizioni in cui l’hanno cresciuta. 

La giovane Niña mi è apparsa una persona cresciuta in un ambiente poco affettuoso , 
la figura materna e solo citata nel libro, mentre il padre, anche lui un po alla stessa maniera della figlia , si guadagna da vivere inventandosi una sorta di ruolo di veggente, che per vivere consiglia o meno la predisposizione di un luogo alla costruzione di frangiflutti  a degli ingegneri che ne hanno richiesto la consulenza a quest’uomo che si proclama una specie di santone. 

Pertanto , il padre, al pari della figlia, per vivere si inventa un ruolo senza farsi tanti scrupoli. 

Il vero nome della Niña mala è Otilita, un nome  non particolarmente bello e che non è indice ne di intelligenza , ne quanto meno di una ragazza bella e ricca. 

Per cui, da subito la piccola avverte la necessità di cambiare il proprio nome , ovvero la propria identità, nell’obiettivo di vivere una vita agiata diversa da quella che gli possono offrire i suoi genitori e la sua terra. 

Naturalmente, essendo una ragazza di umili origine, crede che l’unica via sia quella di sposare uomini ricchi per ottenere una vita agiata e ricca di sfarzi. 

Cambiando il suo nome ha rinunciato ad essere Otilita e ha iniziato ad essere ciò che i suoi mariti volevano che lei fosse, assumendone quindi anche i loro nomi.

Il suo motto è stato io sono la donna che tu vuoi fino a raggiungere estreme conseguenze di questo adattarsi all’uomo che la possedeva, ed è solo quando arriva a toccare veramente il fondo di questo suo modo di vivere,  che una parte di lei riesce a sottrarsi a tale ruolo che l’avrebbe portata alla morte , l’avrebbe annullata in tutte le sue identità e, come un cane randagio , torna tra le braccia della sola persona che conosce la sua vera identità e sa accoglierla con un amore onesto, paziente e fedele. 

Ma siccome lei è una donna che ha un male dentro , cosi come accade ad un tossicodipendente che in fase di riabilitazione tradisce il suo tutore,  ricomincia a comportarsi come prima, e ritorna ad essere la Niña mala di sempre , anche perché credo sia l’unica identità in cui lei si riconosce. 

Al suo male interiore lei non può sottrarsi e piano piano questo male vin fuori anche fisicamente segnando il suo corpo in modo indelebile. 

Ricardo è completamente plagiato da questa donna , e ogni volta che la incontra non riesce a sottrarsi dal ricostruire una dinamica di amore malato. 

Come accade nella sindrome di Stoccolma  dove la vittima durante i maltrattamenti prova un sentimento positivo nei confronti del proprio oppressore che può spingersi fino all’amore o alla volontaria sottomissione instaurando in questo modo una sorta di alleanza e solidarietà tra vittima e carnefice, qui,  accade la stessa alleanza. 
Un alleanza che si instaura sia tra Ricardo e la Niña mala, dove la vittima è Ricardo, 
 e tra la Niña mala e Fukuda , dove qui invece la vittima è la Niña mala in una sorta di autopunizione e replicarsi di uno schema che la ragazza fa rivivere ogni volta a Ricardo e, che in modo molto più crudele,  lo vive su se stessa a sua volta.  


E’ come se i due personaggi fossero le due parti,  la buona e la cattiva, la vittima e il carnefice, di una stessa medaglia, ecco perché secondo me quando si incontrano si possono RICONOSCERE , loro hanno al loro interno lo stesso dolore e nell’istante in cui sono assieme sono gli unici che hanno consapevolezza della propria identità , loro sanno Chi Sono. 

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